Simbologia del colore: i quattro Elementi
" La cupola era adorna di stelle scintillanti, che brillavano fra i sette pianeti del sistema solare. Sotto erano raffigurati i dodici segni dello zodiaco, simboli pagani, terreni, legati all'astronomia. Lo zodiaco era anche direttamente collegato alla Terra, all'Aria, al Fuoco e all'Acqua, che rappresentano rispettivamente il potere, l'intelletto, l'ardore e l'emozione. "La Terra simboleggia il potere" rammentò Langdon."
(Dan Brown Angeli e Demoni)
Nel pensiero occidentale - greco o ebraico o nella speculazione alchemica - i quattro elementi si legano analogicamente a tutte le simbologie del quattro: le quattro proprietà (freddo, umido, secco, caldo); i quattro temperamenti (melanconico, flemmatico, collerico e sanguigno); le quattro stagioni; le quattro fasi del giorno; le quattro età dell'uomo; le quattro fasi del processo alchemico; i quattro colori fondamentali.
Adamo fu creato dai quattro elementi, ma anche dalla polvere presa dai quattro angoli del mondo.
I colori che vengono attribuiti agli elementi sono detti colori esoterici.
Aria - Giallo Acqua - Blu Fuoco - Rosso Terra - Verde | |
È considerato il più puro dei quattro elementi e il suo termine viene utilizzato per esprimere numerosi concetti diversi: fuoco comune (prodotto mediante combustione); fuoco di digestione (tepore di provenienza organica); fuoco interno (originato da reazione chimica). La sua purezza assoluta del fuoco identificata dai pagani era riconosciuta anche dagli alchimisti che ne sottolineavano la capacità vivificante, una peculiarità ad esso attribuita che ha sempre suscitato un grande rispetto religioso verso tale elemento, soprattutto perché, più o meno inconsciamente l'uomo ha sempre riconosciuto che con l'uso della frizione e della selce, l'umanità è riuscita a “catturare” il fuoco che ha cambiato il mondo.
Mentre la cosiddetta “adorazione del fuoco” di solito non è altro che un delicato eufemismo per definire il rispetto mistico del sesso, vi sono state diverse religioni che hanno venerato il fuoco come simbolo della divinità.
Il rosso, colore del sangue e del fuoco, costituisce per molte popolazioni il primo cromatismo poiché strettamente legato al principio della vita. La scoperta di fuoco si è rivelata tra le più grandi conquiste dell’uomo: il fuoco scalda ed illumina ma sopratutto, come dimostra la cottura dei cibi, trasforma. La trasmutazione qui espressa è ovviamente trasformazione psichica, poiché il rosso del fuoco è strettamente legato all’immagine della scintilla divina che s’accende e che anima la materia inerte. Quando questa ricerca spirituale si inflaziona oppure, di converso, quando l’istinto di potenza del rosso conduce all’impulsività e all’amore diabolico, il rosso acquisisce un significato demoniaco e satanico, tingendo di fuoco e fiamme i luoghi infernali di diverse mitologie.
Carico di siffatte valenze, questa tonalità diviene anche espressione della sessualità corporea ed erotica, della componente più istintuale dell’amore e quando il “sangue caldo” e l’ardore (dal latino ardere, bruciare) dell’istinto si estremizza, il rosso si collega alla “grande prostituta” Babilonia oppure a Dioniso, con le sue feste caratterizzate da ebbrezza e sessualità sfrenata. Forza e vigore, dunque; ma anche nel rosso-sangue può apparire il polo negativo: se l’estroversione si fa estrema e si attivano le componenti violenti ed ostili della psiche, ecco che le tonalità più scure ne fanno un colore guerriero (M. Di Renzo, 1998), espressione di rabbia, aggressività e furia; per tale motivo il rosso è spesso associato alle divinità della guerra, come attestano Marte nella mitologia romana, Morrigan in quella celtica, Ogun nei territori africani, ma anche l’Arcangelo Michele, il Santo Guerriero, principe delle armate divine, cavaliere celeste, rappresentato nell’iconografia cristiana con un rosso mantello. Alla luce di quanto su esposto, non si può che concordare con Ernest Aeppli quando scrive: “ Là dove il rosso diffonde la sua luce, l’anima è pronta all’azione, alla conquista, alla sofferenza, alla dedizione totale." (E. Aeppli, 1943 ).
Infine, particolare menzione merita il rosso porpora, il quale, per la difficoltà e l’alto costo di produzione, è da sempre emblema di regalità e potenza. Dai greci, la porpora veniva utilizzata per creare pregiati capi d'abbigliamento ed esclusivi tendaggi mentre nella Roma antica, essa era prerogativa esclusiva dei generali trionfanti, degli imperatori e dei magistrati, tanto che il codice di Giustiniano condannava a morte chi acquistava o vendeva stoffe di questo colore.
Giallo per l'Aria
L'Aria, elemento
maschile come il fuoco, è considerato il secondo elemento superiore,
inferiore soltanto al fuoco, e riveste un ruolo fondamentale nella
tradizione magica in quanto al suo interno hanno luogo alcune
trasformazioni importanti che coinvolgono anche gli elementi inferiori.
Essa veniva considerata un vero e proprio tramite tra il mondo
superiore e quello inferiore, partecipando alla purezza del primo e
all'impurità del secondo.
È
l'elemento dell'intelletto, è il regno del pensiero e governa
incantesimi e rituali che riguardano i viaggi, l'istruzione, la libertà,
l'acquisizione di conoscenze, il ritrovamento di oggetti perduti e la
scoperta di menzogne.
Il colore giallo è associato alla luce, soprattutto quella solare, che rimanda al concetto di illuminazione radiante. L’aspetto più evidente della luce, infatti, è il suo uscire da una sorgente centrale per irradiarsi in tutte le direzioni. Spostandosi dal centro verso l’esterno, dunque, al giallo corrisponde un movimento di allargamento, un impulso centrifugo di apertura, liberazione e fuga. In fisica, i corpi gialli sono quelli che riflettono maggiormente la luce, la quale, rimanendo in tal modo in superficie, conferisce agli oggetti un aspetto più luminoso e ampio. Con queste sue proprietà superficiali, all’estroversione del giallo considerata in precedenza, si somma un aspetto gioioso e vivace, sereno e leggero. Nel momento in cui la fuga ed il distacco dalla realtà si fanno più marcati ed estremi, quando si disperdono energie fisiche in tutte le direzioni e le si sprecano confusamente fino ad esaurirle, ecco che tale colore rimanda proverbialmente alla stupidità e alla follia, come nell'antica Grecia, dove i “pazzi”, per essere riconosciuti, erano obbligati a vestire di giallo.
Blu per e l'Aqua
Per i wiccan e i pagani della Vecchia Religione, l'acqua è l'elemento per eccellenza della purificazione, della mente subconscia, dell'amore e delle emozioni, e la sua magia era considerata da quasi ogni cultura e civiltà antica l'elemento primario per l'esistenza, un elemento legato al piacere, l'amicizia, il matrimonio, la fertilità, la guarigione, il sonno ed il sogno.
Il blu è il colore del mare, il quale mostra immediatamente la sua principale caratteristica con una profondità dai tratti sconfinati, infiniti ed eterni. Immersi in questo colore, dunque, sembra che esso attiri l’uomo verso vissuti e dimensioni infinite, in un introspettivo legame con il trascendente, ovvero nel superamento della realtà materiale attraverso la ricerca d’appartenenza ad un tutto più ampio che accoglie e contiene.
Come si vede, il blu è un colore spirituale, il blu esprimere lo slancio dell'uomo verso l'eternità, le continue tensioni della coscienza verso contenuti e dimensioni sovrapersonali. Nel momento in cui questa meditazione diviene superficiale e dispersiva, il blu può anche evidenziare l'immaginazione e la fantasticheria oppure, nei casi più estremi, la perdita del senso di realtà.
Il blu è anche il colore del mare e quindi della madre, dato le stretto legame che intercorre fra la fecondità materna con quella connessa all'acqua della pioggia, dei fiumi o degli oceani. Quale sorgente di ogni forma di vita e dall’estensione apparentemente senza limiti, il mare è l’immagine dell’indistinzione ed indeterminazione iniziale, di quando, cioè, il bambino sperimenta la fusione con il tutto della madre, richiamando quel sentimento di appartenenza, di abbandono fiducioso e di unione appagante con essa.
Il blu è anche il colore del mare e quindi della madre, dato le stretto legame che intercorre fra la fecondità materna con quella connessa all'acqua della pioggia, dei fiumi o degli oceani. Quale sorgente di ogni forma di vita e dall’estensione apparentemente senza limiti, il mare è l’immagine dell’indistinzione ed indeterminazione iniziale, di quando, cioè, il bambino sperimenta la fusione con il tutto della madre, richiamando quel sentimento di appartenenza, di abbandono fiducioso e di unione appagante con essa.
Verde per la Terra
La
terra costituisce per la fisica tradizionale il grembo indispensabile
senza il quale nulla può essere prodotto o riportato in vita e, seppur
senza basi scientifiche, questa era anche la convinzione di molte
antiche civiltà: la terra infatti è l'unica vera casa dell'uomo, in essa
l'uomo ha sempre trovato rifugio e nel suo suolo umido è tradizione
diffusa il seppellimento dei defunti.
Il verde è il colore delle foglie, dei boschi, dei prati, è il colore
della clorofilla, il colore della natura. Così, dalla sua quotidiana
esperienza, l’uomo ha trovato somiglianze e analogie tra i propri
vissuti interiori e la crescita della vegetazione, sia nel suo ciclico
sviluppo stagionale che in quello più continuativo delle piante
sempreverdi. Il flusso lineare di quest’ultime, ad esempio, si collega
all’umanissima aspirazione di longevità, d’immortalità o gloria perenne
come dimostrano le palme sacre ai babilonesi, il vischio tra le
popolazioni celtiche (chiamato uileiceadh, “quello che guarisce tutto”) e l’alloro delle civiltà greco-romane.
Ma la figura
della Grande Madre porta sempre con se i due aspetti contrapposti della
madre e della matrigna, della fata e della strega, della madre buona e
di quella cattiva, distruttrice e salvatrice. Nelle sue tonalità più
fredde, allora, il marrone si connette alla terra-matrigna, alla nuda
terra sterile, arida, avara e disseccata, alla terra che non nutre ma
che produce fame e sofferenza. Per tali ragioni, nell’Antica Roma, la
toga utilizzata dalla classi più povere e dalle persone accusate in
tribunale era la marrone toga sordida (dal latino sordidus, sudiciume ),
così come dello stesso colore appariva il saio dei servi della gleba,
dei mendicanti e di tutti quelli che si umiliavano nella sofferenza e
nella povertà. Ma anche di tutti quelli che avevano fatto della povertà e
semplicità della nuda terra lo scopo di una vita, come San Francesco,
il cui saio marrone esprimeva la forte dissonanza da una chiesa ricca e
piena di splendore:" Alleluia, Francesco, povero e umile, entra ricco
nel cielo, onorato con inni celesti " (Canto del Vangelo).